RECENSIONI / Stefano Piazzese /
Per quale ragione «di geistige Arbeit è necessario ancora discutere» (p. 20)? La rosa che sboccia nella croce del presente (Hegel, Prefazione ai Lineamenti di Filosofia del diritto), la ragione, ha condotto a un’eterogenesi dei fini secondo il cui la “causa finale”, il politico, origine generatrice del lavoro dello spirito e della sua conseguente affermazione, ha ceduto il passo alla subordinazione e/o dipendenza dal suo fine economico. Posto che il lavoro scientifico (scientiam facere), dice Cacciari, è il paradigma della geistige Arbeit, allora è proprio sul concetto stesso di scienza che bisogna porre la dovuta attenzione, poiché la realtà dello Stato moderno è sempre e intrinsecamente unita al lavoro scientifico, al rapporto con la Tecnica che è sempre Tecnica in rapporto con la realtà statale. Va da sé, che qui «lavoro scientifico e lavoro politico sono entrambi lavoro intellettuale e insieme rappresentano la forma egemone del lavoro nel Moderno» (p. 31).
L’idea europea di scienza, episteme dove lavoro scientifico e lavoro politico non vanno intesi come realtà separate – duplicità e frattura sono il risultato, semmai, di quel processo di intellettualizzazione a cui siamo sottoposti da tempo -, bensì come Δισσοὶ λόγοι includenti e facenti parte di un solo discorso, è l’argomento che Weber affronta nelle due conferenze (Wissenschaft als Beruf del 1917 e Politik als Beruf del 1919 – emblematiche risposte che il filosofo, prima di morire, diede ai principali interrogativi della civiltà moderna), definite da Schluchter diagnosi e professione di fede, di cui il saggio di Cacciari. Il dialogo che Cacciari conduce con il pensiero weberiano, di certo, non ha inizio dal saggio in questione. Ricordiamo, a tal riguardo, la riflessione sull’“ultimo eroe” weberiano in L’Arcipelago (1997).